G
IOVANNA
V
ENTRONE
V
ASSALLO
Ceramica islamica / Islamic Pottery
this type had been stimulated by the desire to imitate
Abbasid wares (see above, MO90, MO89 and MO91),
we have testimonies from the north-western districts,
the region of Urmia (Ventrone Vassallo 1984), at
Takht-i Suleiman, and Anatolia (Schnyder 1974). In
the eastern regions they can be traced as far as
Bamiyan, in Afghanistan, where pottery with incised
decoration coexists with wares in artificial paste, until
the destruction of the citadel in 1221 (Moulierac 1999:
67).
Bowl MO88 is thus included in a group, not very
numerous indeed, again found in Nishapur, on which the
incised decoration is carried out on coloured slips or
directly on the clay, under a monochrome glaze, ranging
from green, the most common colour, to brown/dark-
brown, to white. In particular, the decoration of the bowl
preserved in the Museum, featuring geometric and spiral
patterns of vegetal inspiration, such as the lanceolate
opposing leaves, is part of the current repertoire for this
type of pottery which would be manufactured right in
Nishapur for many centuries, apparently beginning in
the 9th century (Wilkinson 1973: 229-53).
Significantly less certain is instead the origin of bowl
MO140, underneath whose incised decoration on white
slip it is possible to get glimpses of the colour of the
clay; its rather slender form and the pseudo-epigraphic
decoration in apicated Kufic lettering, which can once
again be interpreted as a reduced form of the word
al-
yumn
, ‘happiness’, against a background of vines
establishes a connection between this object and the
alkali-glaze production (see below), but at the same
time, some details of the script and the double line
running along the rim suggest a different origin from
Nishapur (
Id.
: 231, 242, 253, no. 63) and substantiate
the hypothesis of its provenance from the western
regions of the caliphate and a dating from the 11th
century onwards.
esempi di Hama [Poulsen 1970] e al-Mina [Lane 1938]).
In Iran, dove la prima produzione del genere era stata
indotta dal desiderio di imitare quella abbaside (v.
supra
MO90, MO89 e MO91), testimonianze provengono
dalle regioni nordoccidentali, dalla regione di Urmia
(Ventrone Vassallo 1984), a Takht-i Suleiman e fino in
Anatolia (Schnyder 1974). Nelle regioni orientali si
rintracciano fino inAfghanistan dove a Bamiyan oggetti
in terracotta con decorazione incisa coesistono con quelli
in pasta artificiale, fino alla distruzione della cittadella
nel 1221 (Moulierac 1999: 67).
La coppa MO88 rientra dunque in un gruppo, invero
non molto numeroso, trovato ancora una volta a
Nishapur, sul quale la decorazione incisa è eseguita su
ingobbi colorati o direttamente sull’argilla, sotto una
vetrina monocroma, che va dal verde, colore più
diffuso, al marrone/bruno, e al bianco. In particolare, la
decorazione della coppa del Museo, con motivi
geometrici spiraliformi e di derivazione vegetale, come
le foglie lanceolate contrapposte, rientra nel repertorio
corrente di queste ceramiche che sarebbero state
prodotte proprio a Nishapur per parecchi secoli, sembra
a partire dal IX secolo (Wilkinson 1973: 229-53).
Molto più incerta è invece la provenienza della
coppa MO140 la cui decorazione incisa su ingobbio
bianco lascia intravedere il colore dell’argilla; la sua
forma alquanto sottile e l’ornato pseudoepigrafico con
lettere in cufico apicato, riconducibili ancora una volta
a una forma ridotta del vocabolo
al-yumn
, ‘la felicità’,
su un fondo di tralci, riavvicina questo oggetto alla
produzione con invetriatura alcalina (v.
infra
); tuttavia,
allo stesso tempo, alcuni particolari della grafia e il
doppio tratto intorno al bordo fanno propendere per
un’origine diversa da Nishapur (
Id.
: 231, 242, 253, n.
63) e si potrebbe avanzare l’ipotesi di una provenienza
dalle regioni occidentali del califfato per i secoli non
anteriori all’XI.
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