G
IOVANNA
V
ENTRONE
V
ASSALLO
Ceramica islamica / Islamic Pottery
occupies the entire surface of the bowl, featuring only
one type of bird with a round body and with tail and
wings drawn closely at the rear and a long vine-shaped
crest starting from the head. The outline of the drawing
is almost always delineated with a dotted ribbon, the
body of the bird is emphasised with large dotted stamps
and, finally, a wide band, variously filled in, marks the
base of the neck, a reminiscence, by now probably
unintentional, of the ribbon that in the Sasanian era
identified the royal reserve. The most significant
samples of the ornithomorphic motif are scattered
among the collections of oriental art all over the world,
from London to Paris, from Iran to Japan; also in Italy,
at the MNAO in Rome, there are two interesting
exemplars (inv. nos. 5770 and 5771), outstanding
testimonies of what has been considered the last
representative expression of a polychrome tradition in
pottery decoration before the advent of the Seljuks
(Grube 1976: 102). As can be seen, MO108 features a
simplified version of the bird described above, which,
however, still retains the filling with large dots of the
body area and the signs of the ribbon around the neck.
Moreover, three large stamps with concentric rings, in
alternate green and brown/black, are scattered on the
surface of the vessel, taking the place of the
characteristic flower with round petals.
Another highly characteristic aspect of the Sari wares
are the pseudo-inscriptions in which we find once again
the word
yumn
, in reduced form, with a peculiar Kufic
script composed of letters outlined in black and filled in
green or red, with low shafts alternating with vertical
dashes interrupted by a big dot. They usually form short
cartouches accompanying vegetal motifs, such as the
stylized composite palmettes (Mikami 1964: fig. 69),
or are reduced to only two letters and surround the
characteristic flower described above (MNAO, inv. no.
5767), or, finally, they complement abstract composite
coppa e propone un solo tipo di uccello dal corpo
rotondo con coda e ala ravvicinate posteriormente e
una lunga cresta a forma di tralcio che si diparte dal
capo. Il contorno del disegno è quasi sempre profilato
da un nastro puntinato, il corpo del volatile è marcato
da grossi bolli anch’essi puntinati e, infine, una larga
fascia variamente campita segna l’attacco del collo,
reminiscenza, ormai probabilmente involontaria, del
nastro che al tempo dei Sasanidi stava a indicare la
riserva reale. I modelli più significativi del motivo
ornitomorfo sono sparsi nelle collezioni orientali di
tutto il mondo, da Londra a Parigi, dall’Iran al
Giappone e anche in Italia il MNAO di Roma ha due
interessanti esemplari (inv. nn. 5770 e 5771) che
costituiscono eccellenti testimonianze di quella che è
stata considerata l’ultima espressione rappresentativa
di una tradizione policroma pittorica nella decorazione
ceramica prima dell’avvento dei Selgiuchidi (Grube
1976: 102). Come si può constatare, su MO108 è
dipinto un tipo semplificato dell’uccello ora descritto
che comunque conserva la campitura a grossi punti
del corpo e i segni del nastro intorno al collo; inoltre
tre grossi bolli con anelli concentrici alternativamente
in verde e in bruno/nero sparsi sulla superficie del
vaso hanno preso il posto del caratteristico fiorone con
petali rotondi.
Un altro aspetto perfettamente distinguibile delle
ceramiche di Sari sono le pseudoiscrizioni, nelle quali
ricorre ancora il vocabolo
yumn
, in forma ridotta, con
una caratteristica grafia cufica composta di lettere
profilate in nero e campite di verde o rosso con aste
basse che si alternano a segmenti verticali interrotti da
un grosso punto. In genere formano brevi cartigli e si
accompagnano a ornati vegetali, come le palmette
composite stilizzate (Mikami 1964: fig. 69), o sono
ridotte a due sole lettere e fanno da contorno al
caratteristico fiorone sopra descritto (MNAO, inv. n.
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