G
IOVANNA
V
ENTRONE
V
ASSALLO
Ceramica islamica / Islamic Pottery
Champlevé
splashed wares
(MO138, MO139)
Iranian Kurdistan (Garrus?); 12th century.
The appearance of touches of colour, always in brown
and green, and the intent to bring out the main motif
– almost always of large proportions and drawing on
fantastic zoomorphic repertoires – with the technique
of carving in reserve (
champlevé
) characterises a
production that has been traced to some small town in
the district of Garrus in Iranian Kurdistan, a region
south-west of the Caspian Sea (Lane 1947: 26).
Since kilns proving such activity were not found,
and being aware that similar techniques have been
used fromAfghanistan to Bulgaria since the rise of the
Seljuks in the second half of the 11th century, at the
moment it is only possible to hypothesize that the two
bowls, MO139 and MO138, belong to this group said
‘of Garrus’, presumably produced in the 12th century
(Grube 1976: 108-10, note 1).
Great emphasis has been given, through the
champlevé
technique to the decoration in the centre of
the first bowl (MO139), which is also the one allowing
the best identification, featuring a large palmette
enclosed within a triangle; on each of the latter’s sides
is placed a leafy vine, the effect being that of
a chiaroscuro enlivened by some touches of colour in
brown and green; a close example is featured in the
Japanese collections (Mikami 1962: n. 55).
The second one (MO138) shows instead splashes of
brown and green, originating from a green line
running along the rim, which complete the decoration
engraved with a sharp tool on the edge.
Ceramica incisa e intagliata a risparmio (
champlevé
)
con colature
(MO138, MO139)
Kurdistan iraniano (Garrus?); XII secolo.
La comparsa di tocchi di colore, sempre in bruno e
verde, e l’intento di far risaltare con la tecnica
dell’intaglio a risparmio (
champlevé
) l’ornato principale,
che è quasi sempre di grosse proporzioni e può attingere
a repertori zoomorfi di fantasia, caratterizza una
produzione che è stata localizzata in qualche piccolo
centro del distretto di Garrus nel Kurdistan iraniano,
regione a sud-ovest del mar Caspio (Lane 1947: 26).
Dal momento che non sono stati trovati forni
comprovanti tale attività, e consapevoli che tecniche
analoghe sono state messe in opera dall’Afghanistan
alla Bulgaria a partire dall’avvento dei Selgiuchidi
nella seconda metà dell’XI secolo, è possibile al
momento solo avanzare l’ipotesi che le due coppe
MO139 e MO138 facciano parte di questo gruppo
detto ‘di Garrus’ prodotto presumibilmente nel XII
secolo (Grube 1976: 108-10, nota 1).
Nel centro della prima coppa (MO139), che è anche
quella identificabile con maggior sicurezza, si è dato
risalto, mediante la tecnica dell’intaglio a risparmio, a
una grossa palmetta racchiusa entro un triangolo su
ciascuno dei cui lati è posto un tralcio fogliato, ottenendo
così un effetto di chiaroscuro vivacizzato da alcuni tocchi
di colore in bruno e in verde; un esempio prossimo figura
tra le collezioni giapponesi (Mikami 1962: n. 55).
Sulla seconda invece (MO138) colature in bruno e
verde, che si dipartono da una linea verde intorno
all’orlo, completano la decorazione incisa a punta
sottile del bordo.
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