G
IOVANNA
V
ENTRONE
V
ASSALLO
Ceramica islamica / Islamic Pottery
The technical and stylistic innovations of the Seljuk
pottery (mid-11th–mid-13th century).
Siliceous wares with alkali-glaze
(MO146, MO151,
MO147, MO141, MO148, MO150, MO144, MO156,
MO149, MO157)
Eastern Iranian territories; 11th-12th century.
After conquering Baghdad in 1055 and having taken
possession of the Byzantine Empire in Anatolia in
1071, the Seljuks dominated the whole eastern part of
the caliphate, delimited by the Euphrates in northern
Mesopotamia, and gave new impetus to many centres
situated along the most important trade routes where
local productions thrive, and pottery among them
continues to occupy a prominent position.
From Iran, and in particular from Gurgan, Raiy,
Kashan, Sultanabad, come numerous testimonies of
the potters’ activity, although not all of them are
evidenced by the presence of kilns, and also from
Syria, where Raqqa and Rusafa produce a type of
pottery technically and stylistically close to that of
Egypt, at the time dominated by the Ayyubid dynasty
(1171-1250). The new production, which was started
in the second half of the 11th century, fully developed
during the 12th century thanks to the craftsmen’s
creativity which led them to experiment with new
techniques, once again apparently in order to imitate
Chinese porcelain, now of the Song dynasty (960-
1279).
In order to obtain the whiteness of the porcelain the
natural clay is replaced with an artificial siliceous
paste (fritware)
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made of, among other components,
white clay, quartz and alkali salts. Indeed, this
technique was already known in ancient Egypt and
was used, though in a less pure variant, also in Syria,
Iraq and in Susa before the advent of Islam. Adding
water to these components it is possible to obtain an
Le innovazioni tecniche e stilistiche della produzione
ceramica selgiuchide (metà XI-metà XIII secolo).
Ceramica in pasta silicea con rivestimento alcalino
(MO146, MO151, MO147, MO141, MO148, MO150,
MO144, MO156, MO149, MO157)
Territori iranici orientali; XI-XII secolo.
Dopo aver conquistato Baghdad nel 1055 ed essersi
impadroniti dell’impero bizantino in Anatolia nel
1071, i Selgiuchidi dominano tutta la parte orientale
del califfato, delimitata dal corso dell’Eufrate nella
Mesopotamia settentrionale, e danno impulso nuovo
a numerosi centri posti sulle più importanti vie
commerciali dove si incentivano e prosperano le
produzioni locali, tra le quali la ceramica continua ad
avere una posizione di rilievo.
Dall’Iran, e in particolare da Gurgan, Raiy, Kashan,
Sultanabad, provengono numerose testimonianze
dell’attività di ceramisti, sebbene non tutte comprovate
dalla presenza di forni, come pure dalla Siria, dove
Raqqa e Rusafa producono una ceramica che si
avvicina per tecnica e stile a quella dell’Egitto, al tempo
dominata dalla dinastia degli Ayyubidi (1171-1250). La
nuova produzione iniziata nella seconda metà dell’XI
secolo si precisa nel XII e si avvale dell’inventiva degli
artigiani i quali sperimentano nuove tecniche sembra,
ancora una volta, nell’intento di imitare le porcellane
cinesi, ora della dinastia Song (960-1279).
Per ottenere il candore della porcellana si sostituisce
l’argilla naturale con una pasta artificiale silicea (
frit
ware
)
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nella cui composizione entrano, tra l’altro,
l’argilla bianca, il quarzo e i sali alcalini. Invero questa
tecnica era già nota nell’antico Egitto e, sebbene meno
pura, era utilizzata anche in Siria, in Iraq e a Susa
prima dell’Islam. Aggiungendo poi l’acqua a questi
componenti si ottiene una vetrina alcalina, trasparente,
che in cottura si salda con il corpo del vaso per la
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