G
IOVANNA
V
ENTRONE
V
ASSALLO
Ceramica islamica / Islamic Pottery
On bowl MO143, which features a notched rim of
Chinese inspiration, the motif in broken lines incised
within the band running along the inside wall is
accompanied by four splashes of colour and small
pierced dots of a type that has close comparative
samples in the Nishapur production (Wilkinson 1973:
269, 270, 282, nos. 35-38) to which also the Museum
item probably belongs.
The production of lustreware in Iran
(MO85)
Kashan; late 12th century.
The extraordinary artistic flourishing marking the
second half of the 12th century – a phenomenon that is
difficult to explain within the context of the decline of
central power, which sees the Great Seljuks give way
to local dynasties – characterizes the early production
of lustre in Iran and is accompanied by the use of
artificial paste that, as we have seen, appears across the
caliphate territories just in the 12th century. Lustre in
Iran constituted nothing less than a monopoly in the
hands of the few families of potters, of whom in many
cases even the name is known, and who were active
probably only in Kashan. From there, these craftsmen
would have met the demand of a wealthy clientele
spread across the Iranian territory, with high quality
products including both common-use objects and
materials for architectural decoration, that is, the well
known tiles, which are named
kashi
or
kashani
just
after the place of production (Watson 1985).
The full flowering of lustre production, to be dated
between 1220 and 1340, has been divided, according to
its decorative development, into a brief but very fruitful
pre-Mongol phase, which extends up to ca. 1250, and
an Ilkhanid phase that, beginning in mid-13th century,
continues until the demise of the Mongols under the
Timurids, whose power will last from the mid-13th to
the end of the 15th century. Three well-defined styles
Sulla coppa MO143, della quale va ricordato l’orlo
dentellato di ispirazione cinese, il motivo a linee
spezzate inciso entro la banda intorno alla parete si
accompagna a quattro tocchi di colore e a piccoli punti
traforati di un tipo che trova stretti confronti nella
produzione di Nishapur (Wilkinson 1973: 269, 270,
282, nn. 35-38) e alla quale probabilmente appartiene
anche l’esemplare del Museo.
Produzione del lustro in Iran
(MO85)
Kashan; fine XII secolo.
La straordinaria fecondità artistica che si manifesta
nella seconda metà del XII secolo – fenomeno
inspiegabile se messo a confronto con l’indebolimento
del potere centrale che vede i Grandi Selgiuchidi
cedere il posto a dinastie locali – caratterizza la prima
produzione del lustro in Iran e si accompagna
all’utilizzo della pasta artificiale che, come abbiamo
visto, proprio nel XII secolo fa la sua comparsa in tutti
territori del califfato. Il lustro in Iran ha rappresentato
un vero e proprio monopolio del quale erano titolari
poche famiglie di ceramisti, delle quali si conosce in
molti casi anche il nome, attive, fino a prova contraria,
solo a Kashan. Da Kashan questi artigiani avrebbero
soddisfatto una clientela agiata sparsa in tutto il
territorio iranico, con prodotti di alta qualità
comprendenti sia oggetti di uso comune sia materiali
per la decorazione architettonica, ovvero le ben note
piastrelle di rivestimento, che proprio dal nome del
paese di origine sono chiamate
kashi
o
kashani
(Watson 1985).
La piena produzione del lustro, da collocare tra il 1220
e il 1340, è stata divisa, sulla base del suo sviluppo
decorativo, in una breve ma molto feconda fase pre-
mongola, che arriva fino al circa 1250, e in una fase
ilkhanide che, dalla metà del XIII secolo, si protrae fino
alla dispersione dei Mongoli sotto l’onda timuride che
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