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Museo Orientale ‘Umberto Scerrato’
have been identified as belonging to the first phase: the
monumental, the miniature and the Kashan style, which
are expressed primarily on variously shaped objects
characterised by the presence of the human figure,
accompanied by a vast and highly characteristic
zoomorphic and vegetal repertoire. Also featured is the
epigraphic motif, in Kufic and/or cursive script – in
Arabic or Persian, both taken from the Koran and from
poems – sometimes executed in relief against a floral
background. Following an already known practice
(which, however, is not observed for all types of wares),
many of these inscriptions end with the signature of the
potter, a fact that had the merit of allowing more accurate
chronological and stylistic identifications (Ettinghausen
1936; Watson 1985). Sometimes the lustre is
accompanied by a blue colouring, used mainly on the
outside, or a turquoise one, the latter being always
associated with blue and white.
To the so-called ‘monumental’ style of the pre-
Mongol period, in which the figure stands out reserved
against a ground of lustre, and to a workshop of late
12th-century Kashan, is probably to be ascribed the
small jug MO85. It is characterized by a bulbous body
and a tall neck, almost in the shape of a truncated cone,
on which is joined a handle decorated with a small
bump, which is currently no more than a reminiscence
of the conspicuous finger rest of the metal jugs. Based
on what is possible to clearly discern, given the
diminutive size of the object, and above all the invasive
and heavy restoration, painted around the body of the
vessel are four seated figures, drinking (or playing
musical instruments?), who portray a courtly scene
which constitute a recurrent motif in the Islamic
decorative repertoire, used on pottery as well as
metalwork or woodwork, and inspired by the Iranian
protocol. Moreover, the sketchy and hasty character of
the drawing still allow to recognize in the faces of the
dalla metà del XIII secolo arriva alla fine del XV. Nella
prima sono stati individuati tre stili ben definiti:
monumentale, miniaturistico e di Kashan, che si
esprimono soprattutto su oggetti dalle molteplici forme
sui quali ritorna la figura umana, accompagnata da un
vasto repertorio zoomorfo e vegetale dalle forme ben
caratterizzate. Accanto a essi figura il motivo epigrafico,
nelle grafie cufica e/o corsiva – in lingua araba o
persiana, sia esso tratto dal Corano o da componimenti
poetici – a volte anche eseguito a rilievo su uno sfondo
floreale. Molte di queste iscrizioni si concludono con la
firma dell’esecutore, secondo un uso già noto (ma non
seguito su tutte le categorie di ceramiche) e che ha avuto
il merito di permettere un’identificazione cronologica e
stilistica più corretta (Ettinghausen 1936; Watson 1985).
A volte al lustro si accompagna una colorazione blu,
utilizzata soprattutto all’esterno, o una turchese, ma
quest’ultima sempre associata al bianco e al blu.
Al cosiddetto stile ‘monumentale’ del periodo pre-
mongolo, nel quale la figura risalta a risparmio sul
fondo a lustro, e a un’officina di Kashan della fine del
XII secolo si potrebbe ascrivere la brocchetta MO85.
Essa è caratterizzata da un corpo subglobulare e da un
alto collo quasi troncoconico sul quale si imposta
un’ansa ornata da una piccola escrescenza, ora non più
che una reminiscenza dei vistosi poggiadito delle
brocche in metallo. Per quanto è dato distinguere dalle
ridotte dimensioni, ma soprattutto dal pesante e
invasivo restauro, intorno al corpo del vaso sono
dipinte quattro figure assise e intente a bere (o a
suonare strumenti musicali ?) le quali ripropongono
una scena curtense che costituisce uno dei motivi
ricorrenti del repertorio decorativo islamico, impiegato
sulle ceramiche piuttosto che sui metalli o sui legni, e
che trae ispirazione dal cerimoniale iranico. Il tratto
approssimato e frettoloso del disegno non impedisce
inoltre di riconoscere nei volti degli astanti quell’ideale