G
IOVANNA
V
ENTRONE
V
ASSALLO
Ceramica islamica / Islamic Pottery
depicted figures that Persian ideal of beauty defined as
a moon-like round face, framed by long curls.
At the end of the 13th century and for the first half of
the 14th century, the Kashan tiles especially will
dominate a production of which the museums of
Naples (
Arte islamica a Napoli
1968: nos. 49-59), the
MNAO of Rome (inv. nos. 85, 90, 94, 1633), the
Museum of Faenza (
Le Mille e una notte
1990: nos.
46, 47), the Cora collection, again in Faenza (
Id.
: nos.
62, 63), and the school of San Rocco in Venice (
Id.
:
nos. 36, 37, 45, 60, 61), to name only the closest ones,
hold splendid examples. At the same time, some of the
best-known potters, in order to give greater emphasis
to the details of the decoration, enrich their lustre with
some splashes of colour, thus starting a polychrome
production that, once the lustre had been abandoned,
has been called by scholars
mina’i
, or enamel.
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This
precious pottery had, however, a short life, dated at the
decades between 1150 and 1220. It is interesting to
note that, in order to obtain these valuable objects,
Persian potters first employed that particularly delicate
production process requiring multiple firings,
depending on the number of desired colours, a
technique which has been proved to be very close to
that used by Mesopotamian potters for the manufacture
of polychrome lustre, which were never produced in
Iran!
Mina’i
ceramics are preserved in the most
important collections of Islamic art both in the East and
in the West, and in Italy at the MNAO (inv. no. 5974;
Curatola 1993: 115).
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di bellezza persiana che vuole il viso rotondo come la
luna, incorniciato da lunghi boccoli.
Alla fine del XIII secolo e per la metà del XIV secolo
saranno soprattutto le mattonelle di Kashan a essere le
protagoniste della produzione della quale i musei di
Napoli (
Arte islamica a Napoli
1968: nn. 49-59), il
MNAO di Roma (inv. nn. 85, 90, 94, 1633), il Museo
di Faenza (
Le Mille e una notte
1990: nn. 46, 47), la
collezione Cora, sempre a Faenza (
Id.
: nn. 62, 63), la
scuola di San Rocco a Venezia (
Id.:
nn. 36, 37, 45, 60,
61), per non citare che i più prossimi, hanno splendidi
esempi. Nello stesso tempo alcuni dei ceramisti più
noti, per dare maggior risalto ai dettagli dell’ornato,
arricchiscono i loro lustri con alcuni tocchi di colore
dando così il via a una produzione policroma che, una
volta abbandonato il lustro, è stata chiamata dagli
studiosi
mina’i
, ovvero smalto.
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Questa preziosa
ceramica ha avuto però un breve periodo di vita che si
colloca tra il 1150 e il 1220. È interessante notare che
per ottenere questi pregiati oggetti gli artigiani persiani
hanno impiegato per la prima volta quella tecnica di
lavorazione particolarmente delicata che richiedeva
molteplici cotture, a seconda del numero dei colori
desiderati, tecnica che è risultata molto prossima a
quella messa in opera dagli artigiani mesopotamici per
i lustri policromi e che invece in Iran non sono mai stati
prodotti! Ricordiamo che ceramiche
mina’i
si possono
ammirare nelle più grandi raccolte di arte islamica in
Occidente come in Oriente, e in Italia al MNAO (inv.
n. 5974; Curatola 1993: n. 115).
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1...,233,234,235,236,237,238,239,240,241,242 244,245,246,247,248,249,250,251,252,253,...326