G
IOVANNA
V
ENTRONE
V
ASSALLO
Ceramica islamica / Islamic Pottery
these, Nishapur and Samarkand, in Khurasan and
Transoxiana respectively, have been revealed as the most
famous and productive sites, exerting a significant
influence on the activity of other Iranian provinces, and
also of the nearby territories and for centuries to come, as
witness archaeological research in Iran andAfghanistan.
A. Pottery painted in brown/black, green, and
yellow on a white slip
(MO135-MO137)
Pottery using brown, green and mustard yellow on a
white/grey background (Wilkinson 1973: 3-53) can be
divided into two well-defined groups: the first one, very
characteristic in terms of shapes and ornaments,
includes those objects on which the human figures,
being them knights, dancers or warriors, stand out
against a vivid mustard yellow background and are
surrounded, in a sort of
horror vacui
, by quadrupeds,
birds, pseudo-inscriptions and objects of different kinds.
In this kind of ‘scenes’ we find affinities with the
iconographic tradition of ancient Iran; yet, with regard
to some distinctive features of the drawing, the source
of stylistic inspiration – be it Fatimid Egypt or Central
Asia – is still to be identified (Grube 1976: 81-85).
Initially defined as ‘Nishapur pottery’ – because of its
wrong attribution exclusively to this production centre –
this well-recognizable kind of pottery is represented in
all the public and private collections; several valuable
exemplars are held also by the MNAO in Rome (nos.
2629, 1973, 5141;
Le Mille e una notte
1990: nos. 12,
14, 15; Scavizzi 1966: 36, 37, no. 13).
The second group, in which the three bowls of the
Museum are to be included, features instead thicker and
rather squared forms, with geometric and/or stylized
floral decorations; in all of these cases a cruciform
element outlines four equal panels, following a pattern
characterizing the more ancient buff ware bowls from
Nishapur (Wilkinson 1973: nos. 5, 7, 45). Typical of this
e Samarcanda, rispettivamente in Khurasan e
Transoxiana, sono risultati i più noti e produttivi in
grado di influenzare l’attività di altre province iraniche,
ma anche dei territori limitrofi e per secoli a venire,
come attestano le indagini archeologiche condotte in
Iran e in Afghanistan.
A. Ceramiche dipinte in bruno/nero, verde, giallo
su ingobbio bianco
(MO135-MO137)
Le ceramiche che utilizzano il bruno, il verde e un
giallo/senape su fondo bianco/grigio (Wilkinson 1973:
3-53) si possono distinguere in due gruppi ben precisi:
al primo, molto caratterizzato per forme e ornati,
appartengono quegli oggetti sui quali le figure umane,
siano essi cavalieri o danzatori o combattenti, si
stagliano su un vistoso fondo giallo/mostarda,
circondati, in una sorta di
horror vacui
, da quadrupedi,
volatili, pseudoepigrafi e oggetti vari. In tali ‘scene’ si
riscontra l’affinità con la tradizione iconografica
dell’antico Iran ma, al contempo, per alcuni aspetti
peculiari del disegno, si cerca ancora la fonte di
ispirazione stilistica, sia essa l’Egitto fatimide o
piuttosto l’Asia Centrale (Grube 1976: 81-85).
Definito inizialmente come ‘ceramica di Nishapur’ –
attribuendo erroneamente a questa località la sua
produzione esclusiva – questo tipo di ceramica, ben
riconoscibile, è presente in tutte le collezioni
pubbliche e private; anche il MNAO di Roma ne
possiede pregevoli esemplari (nn. 2629, 1973, 5141;
Le Mille e una notte
1990: nn. 12, 14, 15; Scavizzi
1966: 36, 37, n. 13).
Il secondo gruppo, del quale fanno parte le tre coppe
del Museo, propone invece, su forme più squadrate e di
spessore maggiore, ornati geometrici e/o floreali
stilizzati; in tutti e tre i casi un elemento cruciforme
delimita quattro spazi uguali, secondo uno schema che è
caratteristico delle coppe più antiche della
buff ware
di
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