G
IOVANNA
V
ENTRONE
V
ASSALLO
Ceramica islamica / Islamic Pottery
architecture to figurative arts, independently from its
contents and possible readings, and brought to the
emergence of a variety of possible aspects for the
letters of the alphabet which are treated with extreme
liberty, being sometimes embellished with vegetal,
human or animal elements, thus generating the so-
called ‘floriate and animated’ script.
Beginning with Flury’s 1924 and 1939 studies (Flury
1938-39), we have achieved an increasingly more
precise understanding of the recurring inscriptions on
pottery which, from very simple expressions, such as the
well-wishing formula (‘blessing for the owner’) and the
name of the potter (‘made by…’), already in use in the
Mesopotamian tradition, were later expanded into a
sequence of wishes (always directed at the object’s
owner) and up to the inclusion of maxims, proverbs,
sayings by the Imam ‘Ali, the son in law of the Prophet,
and pieces of advice taken from the
ḥadīṯ
(Bol’shakov
1958; 1963; 1966; 1969; Volov Golombek 1966;
Ventrone 1974; Gouchani 1986). The most recurrent
types of advice include those encouraging generosity
(‘generosity is one of the quality of Paradise People’),
mercy (‘mercy’s taste is bitter at first, but then becomes
sweeter than honey’) and the renunciation of wealth
(‘the noblest thing for the rich is to renounce desire’), as
well as those extolling silence (‘he who speaks most is
most often mistaken’) and patience (‘he who has
patience has capacity and ability’), or simply wishing
good health for the object’s owner (‘enjoy it in good
health’).
Probably because of the fragility of the material, the
Koran is not featured in this repertoire and alsoAllah’s
name appears very rarely and on objects of excellent
workmanship only.
Along the wall of bowl MO107, decorated inside on
the bottom with a characteristic dots-petalled flower,
we find a painted inscription in an elegant Kufic
come nelle arti figurative, indipendentemente dal suo
contenuto e dalla sua possibile lettura, e ha indotto a
proporre svariati aspetti per le lettere dell’alfabeto che
vengono trattate con molta libertà, a volte arricchite
con elementi vegetali, animali o umani, dando vita alle
cosiddette grafie ‘fiorita’ e ‘animata’.
A partire dagli studi del Flury del 1924 e del 1939
(Flury 1938-39) si è andato sempre più precisando il
contenuto delle iscrizioni ricorrenti sulla ceramica che,
dalle espressioni più semplici come la formula di
augurio (‘benedizione per il possessore’) e il nome del
ceramista/decoratore (‘opera di…’), già in uso sulle
ceramiche mesopotamiche, si è ampliato con la
sequenza di auguri, sempre per il destinatario
dell’oggetto, fino a includere sentenze, proverbi, detti
dell’Imam ‘Ali, genero del Profeta, e consigli tratti
dagli
ḥadīṯ
(Bol’shakov 1958; 1963; 1966; 1969;
Volov Golombek 1966; Ventrone 1974; Gouchani
1986). I consigli più ricorrenti vanno da quelli che
incitano alla generosità (‘la generosità è una delle
qualità della gente del Paradiso’), alla clemenza (‘il
gusto della clemenza è dapprima amaro, poi diventa
più dolce del miele’) e all’abbandono delle ricchezze
(‘la cosa più nobile per il ricco è l’abbandono del
desiderio’), a quelli che invitano al silenzio (‘chi più
parla più sbaglia’) e alla pazienza (‘chi ha pazienza ha
capacità e abilità’), fino al semplice augurio di buona
salute per il fruitore dell’oggetto (‘godine con buona
salute’).
Forse per la caducità della materia risulta assente da
questo repertorio il Corano e anche il nome di Allah
figura assai di rado e solo su oggetti di fattura molto
accurata.
Intorno alla parete della coppa MO107, decorata al
centro con un caratteristico fiorone dai petali
circolari, è dipinta in un’elegante grafia cufica,
l’iscrizione che recita: ‘il disporre prima dell’azione
199
1...,189,190,191,192,193,194,195,196,197,198 200,201,202,203,204,205,206,207,208,209,...326