G
IOVANNA
V
ENTRONE
V
ASSALLO
Ceramica islamica / Islamic Pottery
the inscription executed along the wall: this is possibly
a way for the potter to further specify his style, maybe
to the point of turning it into his own signature.
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Quite a few samples are then decorated, along the rim,
with perfectly decipherable Kufic or cursive inscriptions,
and on the inside bottom with birds often accurately
executed: many of those have been recovered in
Nishapur (Wilkinson 1973: 113, 114, 118, nos. 13-15,
24, 27), but many others can be admired in the greatest
museums, both in the East and in the West.
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Bowl MO103 can be considered a less refined
specimen of the above mentioned type, showing the
potter’s attempt to reproduce the style of the bird with
spreading wings in the inscription, which is now reduced
to a repetition of an incomplete form of the single word
baraka
. Two very close examples attributed to the same
potter are among those identified in Nishapur (Wilkinson
1973: 96, 97, nos. 14, 15) although their provenance is
still uncertain. Another exemplar is in the Sabah
collection (Watson 2004: cat. Ga.11).
Nishapur might be instead the production site of the
small bowl MO98 featuring three radially-positioned
pseudo-inscriptions converging towards a small bird,
maybe a palmiped, in a rest position. Wilkinson
attributes to this production centre both the type of
bird (Wilkinson 1973: 124, 127, nos. 65, 66, 90) and
the style of the script, resting on a continuous line,
which occurs also, and again in radial position, on
another bowl found in Nishapur (
Id.
: 117, no. 23).
The drawing on bowl MO94 is more original, both
with regard to the silhouette of the bird (with its long,
straight tail and trilobed wings) and with reference to the
writing, which a slightly stretched reading might interpret
as a multiple repetition of the formula
li-sāḥibi-hi
, ‘to its
owner’, and of the three letters
lām lām hā’
, that is,
li-
llāh
, ‘to Allah’. The presence of the name of God on a
bowl featuring an incomplete and inaccurate inscription
ceramista abbia voluto meglio precisare il proprio stile
fino, forse, a farne la propria firma.
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Un discreto numero di esemplari sono quindi ornati,
sul bordo, da iscrizioni in cufico o in corsivo del tutto
decifrabili e, sul fondo, da volatili eseguiti anche con
grande perizia: parecchi di questi sono stati rinvenuti
a Nishapur (Wilkinson 1973: 113, 114, 118, nn. 13-
15, 24, 27) ma molti si possono ammirare nei più
grandi musei sia in Oriente che in Occidente.
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La coppa MO103 si può considerare un prodotto più
corrente della serie sopra descritta sulla quale il ceramista
ha cercato di riprodurre lo stile del volatile ad ali spiegate
nella grafia dell’iscrizione, ora ridotta alla sola parola
baraka
, ripetuta più volte e in forma incompleta. Due
esempi molto prossimi e attribuiti anche allo stesso
ceramista sono tra quelli segnalati a Nishapur (Wilkinson
1973: 96, 97, nn. 14, 15) ma si è ancora incerti sul loro
luogo di origine. Un altro esemplare appartiene alla
collezione al-Sabah (Watson 2004: cat. Ga.11).
Nishapur potrebbe essere invece il luogo di
produzione della piccola coppa MO98 sulla quale tre
pseudo-iscrizioni disposte radialmente convergono
verso un piccolo uccello, forse un palmipede in
posizione di riposo: infatti sono stati attribuiti da
Wilkinson a tale località sia questo tipo di volatile
(Wilkinson 1973: 124, 127, nn. 65, 66, 90), sia la grafia
sottesa da una linea continua la quale, in particolare,
ritorna, anche nella medesima posizione radiale, su
un’altra coppa trovata a Nishapur (
Id.
: 117, n. 23).
Più originale appare il disegno della coppa MO94, sia
per la sagoma dell’uccello con lunga coda dritta e ali
dalla forma trilobata, sia per la grafia, nella quale si
potrebbe riconoscere, non senza forzatura, la formula
li-sāḥibi-hi
, ‘al suo possessore’, e le tre lettere
lām lām
hā’
, ovvero
li-llāh
, ‘ad Allah’, ripetute più volte. La
presenza del nome di Dio su una coppa con scrittura
incompleta e imprecisa lascia perplessi dal momento
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