non solo in Iran, ma anche in Siria ed Egitto, dove,
come abbiamo accennato, una produzione di ottima
fattura e con caratteri suoi propri ha da sempre
incontrato il gusto di quella clientela abbiente cui era
destinata la ceramica ottenuta con tecniche costose. In
particolare nelle province occidentali si utilizza nella
decorazione una paletta nella quale figura, accanto ai
colori già noti, anche un rosso/porpora che invece sarà
assente sui prodotti iranici.
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Nella produzione iranica ricorrono ora il nero per
delineare i contorni, il blu anche scuro per le
campiture e il turchese per vivacizzare gli ornati che in
gran parte riecheggiano quelli dei lustri.
Sulla coppa a parete svasata e carenata MO161 si
riconosce il tralcio fogliato, già utilizzato sui lustri,
ora dipinto all’interno di ciascuna delle quattro
palmette disposte a vortice; sulla coppa MO158,
anch’essa svasata, quattro coppie di semipalmette
affrontate formano un’elegante composizione che si
ricongiunge al centro in un motivo stellare: i
riferimenti ai motivi vegetali della decorazione dei
lustri e dei
mina’i
ricorrenti sul fondo
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e la presenza
sulla parete esterna del caratteristico motivo della
‘foglia acquatica’, eseguito con un tratto sottile e
corsivo, confermano l’appartenenza di questo
esemplare alle officine di Kashan del XIII secolo.
Di provenienza analoga è la coppa MO162, anch’essa
svasata su alto piede ad anello, che ripropone,
all’esterno, una sequenza di ‘foglie acquatiche’ e,
all’interno, una decorazione radiale ottenuta con una
perfetta successione di bande di alterno colore; tralci
ondulati campiscono le bande con fondo turchese
mentre iscrizioni in lingua persiana sono ‘graffiate’ sul
fondo blu scuro. È questa la stessa tecnica che era stata
utilizzata sulle ceramiche a lustro dai ceramisti egiziani
dei secoli X e XI e che poi è stata ripresa alla fine del
XIII secolo da quelli di Kashan per definire i dettagli
Syria and Egypt as well, where, as we have already
mentioned, the production of high quality wares with
their own characteristic features has always met the
taste of those wealthy clients for whom the high status
pottery obtained with expensive techniques was
intended. Particularly in western provinces, the palette
employed for decoration includes, next to the colours
already known, a red/purple which is not to be found
on Iranian products.
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The black, used to outline the contours, the blue
(also in a dark shade) for the filling, and the turquoise
to enliven the decoration which largely echo those of
lustre wares, are now recurrent in the Iranian
production.
On the bowl with carinated and flared walls, MO161,
it is possible to recognize the leafy branch, already used
on lustrewares, and now painted within each of the four
palmettes arranged as a vortex; on bowl MO158, also
flared, four pairs of symmetrical half-palmettes form an
elegant composition that joins at the centre producing a
star motif. The references to the vegetal motifs of the
lustreware decoration and of the
mina’i
reproduced on
the bottom
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and the presence on the outer wall of the
characteristic motif of the ‘water-weed’, drawn with a
thin and cursive line, confirm the attribution of this
exemplar to the Kashan workshops of the 13th century.
A similar origin can be ascribed to the bowl MO162,
which is also flared on a tall ringfoot, and features on
the outside, a sequence of ‘water-weeds’, and on the
inside, a radial decoration obtained with a perfect
sequence of bands of alternating colours: whorls fill in
the bands with turquoise background, while inscriptions
in Persian language are ‘scratched’ on the dark blue
background. This is the same technique that was used
on lustre wares by the Egyptian potters of the 10th and
11th century and which has later been revived in the
late 13th century by those of Kashan to define the
G
IOVANNA
V
ENTRONE
V
ASSALLO
Ceramica islamica / Islamic Pottery
249
1...,239,240,241,242,243,244,245,246,247,248 250,251,252,253,254,255,256,257,258,259,...326