minuti degli ornati. Decorazioni analoghe con versi in
lingua persiana, in molti casi tratti da coevi poemi lirici
anche noti, figurano su un discreto numero di esemplari
attribuiti al XIII secolo e alle officine di Kashan
(Mikami 1962: fig. 130-32; Mikami 1964: fig. 176;
Fehérvári 1973: n. 109; Fehérvári 1985: 130;
Trésors
de l’Islam
1985: 232; von Folsach 1990: nn. 104, 105;
Moulierac 1999: 115), nonché su alcune coppe
recuperate nel Gurgan (
Gurgan Finds
1976: nn. 20-23,
39).
Ceramica ‘tipo Sultanabad’
(MO159, MO160)
Iran; XIV secolo.
Alla fine del XIII secolo si comincia a diffondere una
ceramica che, pur sempre decorata con pittura
policroma sotto rivestimento alcalino, assume forme
nuove e, soprattutto denota uno stile diverso del
disegno nel quale figure animali, ma anche umane,
sono eseguite con un tratto più naturalistico; a esse
fanno poi da cornice motivi geometrici caratterizzati
da vistose cornici e motivi vegetali tra i quali si
distingue un particolare tipo di foglia, piccola e
tondeggiante. Un altro elemento peculiare di questa
produzione è la presenza del grigio che si accompagna
a un nero molto denso, a un blu scuro ma luminoso, e
al turchese, utilizzato però solo per episodi marginali.
Di questa ceramica, considerata a giusta ragione una
filiazione raffinata della produzione di Raiy e Kashan,
e definita ‘di Sultanabad’ (Lane 1947: 45, 46) perché
per lungo tempo ritenuta un prodotto delle officine di
questa località della provincia iranica del Kirman, non
si conosce tuttavia con certezza il luogo di fabbrica e
ancora si discute se possa essere stata prodotta in Asia
Centrale, piuttosto che in Turchia o in Siria o in Egitto,
dal momento che esemplari di questo tipo si trovano in
tutto il Medio Oriente (Grube 1976: 261-68; Ventrone
Vassallo 1984: 82, 83).
minute details of the ornaments. Similar decorations
with verses in Persian, in many cases drawn from lyric
poems of the time (even famous ones), are on a fair
number of specimens attributed to the 13th century and
to the workshops of Kashan (Mikami 1962: figs. 130-
32; Mikami 1964: fig. 176; Fehérvári 1973: no. 109;
Fehérvári 1985: 130;
Trésors de l’Islam
1985: 232; von
Folsach 1990: nos. 104, 105; Moulierac 1999: 115), as
well as on some bowls retrieved in Gurgan (
Gurgan
Finds
1976: nos. 20-23, 39).
‘Sultanabad’ ware
(MO159, MO160)
Iran; 14th century.
The end of the 13th century sees the emergence of a
new type of pottery that, though being still decorated
with polychrome painting under alkali-glaze, takes
new forms and, above all, shows a different style in
the drawing of animal, but also human figures are
rendered with a more natural trait; these figures are
surrounded by geometric motifs characterized by bold
frames and by vegetal motifs among which the most
distinguishable one is a particular type of leaf, small
and round. Another peculiar element of this
production is the presence of a gray colour,
accompanied by a very dense black, a dark but bright
blue, and turquoise, though the latter is only used for
minor details. The centre of production of this pottery
– rightly considered a refined derivation of the Raiy
and Kashan productions, and called ‘Sultanabad’
(Lane 1947: 45, 46) because it was long considered a
product of the workshops of this town in the Iranian
province of Kirman – is still not known with certainty
and scholars debate whether it could have been
produced in Central Asia, rather than in Turkey or
Syria or Egypt, since exemplars of this type are found
throughout the Middle East (Grube 1976: 261-68;
Ventrone Vassallo 1984: 82, 83).
G
IOVANNA
V
ENTRONE
V
ASSALLO
Ceramica islamica / Islamic Pottery
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