Ceramiche ‘di Sultanabad’ si trovano esposte nei più
importanti Musei d’arte orientale e anche in Italia se
ne segnalano esempi al MNAO di Roma (si veda, per
es., inv. n. 82).
Al gruppo definito
siyah ve mavi
(‘nero e blu’),
prodotto nel XIV secolo nella Mesopotamia del Nord
dominata dalla dinastia turca dei Jalairidi, appartengono
probabilmente due coppe del Museo: sulla MO159 con
parete ricurva, bande con galloni, che si alternano a bande
con un tralcio fiorito, sono disposte a raggiera intorno a
un vistoso fiore dal tratto naturalistico; sulla MO160 un
reticolo di colore blu fa da sfondo a un elaborato gallone
con tre terminazioni trilobate. Un esempio assolutamente
identico è a Faenza (
Le Mille e una notte
1990: n. 71),
mentre lo stesso gallone che racchiude una lepre dipinta,
in uno stile molto realistico su un fondo di tralci fogliati,
costituisce la vistosa decorazione di una coppa della Keir
collection che Grube (1976: n. 203) definisce ‘tipo
Sultanabad’ del XIV secolo; sembra tuttavia che
quest’ultima si possa oggi attribuire al gruppo ‘nero e
blu’ della Mesopotamia del Nord della seconda metà
dello stesso secolo (Soustiel 1985: 216) e in questo caso
si potrebbe ipotizzare anche per la coppa del Museo la
stessa provenienza.
Un vivo e affettuoso ringraziamento va a Roberta
Giunta che con molta pazienza mi ha assistito nel
difficile compito di ‘riesumare’ dalla memoria, ma
direi anche da un deposito dove per troppo tempo è
rimasto celato, questo prezioso materiale che certo
meritava una più degna sistemazione. Un altrettanto
caloroso ringraziamento va alla mia amica e collega
Lucia Caterina che ha partecipato con Roberta Giunta
al riordino e alle verifiche necessarie di queste
ceramiche che per anni sono state custodite con cura
e attenzione da Antonella Peirce, direttrice fino al 1
aprile 2008 della Biblioteca del Dipartimento di Studi
‘Sultanabad’ vessels are exhibited in major Oriental
art museums and some exemplars are also in Italy, at
the MNAO of Rome (see, for example, inv. no. 82).
The two bowls of the Museum probably belong to
group called
siyah ve mavi
(‘black and blue’),
produced in the 14th century in northern Mesopotamia
under the domination of the Turkish dynasty of
Jalairids. On MO159
,
with curved sides, bands with
chevrons
alternating with bands with flowery branches
are arranged radially around a bold flower drawn with
naturalistic trait; on MO160 a blue grid is the
backdrop to an elaborate
chevron
with three trefoil
tips. An perfectly identical example is in Faenza (
Le
Mille e una notte
1990: no. 71), while the same
chevron
surrounding a hare painted in a very realistic
style against a background of leafed vines, is the
flamboyant decoration of a bowl in the Keir
collection, which Grube (1976: no. 203) defines of the
14th century ‘Sultanabad’ type; however, it seems that
the latter can be attributed today to the ‘black and blue’
group form northern Mesopotamia of the second half
of the same century (Soustiel 1985: 216) and in this
case the same origin might be hypothesized for the
bowl in the Museum.
I wish to express here my warmest gratitude to
Roberta Giunta, who very patiently helped me in the
difficult task of ‘resurrecting’ from memory, but I
would also say from a warehouse where it remained
hidden for too long, this precious material that
certainly deserved a more decorous collocation. An
equally warm thanks also goes to my friend and
colleague Lucia Caterina, who took part, together with
Roberta Giunta, to the reorganization and necessary
inspections of these ceramics, which for years have
been guarded with care and attention by Antonella
Peirce, director until April 1, 2008 of the Library of
Museo Orientale ‘Umberto Scerrato’
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