Il lavoro di Umberto Scerrato nel Sistan Iraniano negli
anni Sessanta del secolo scorso ha rappresentato, al di là
di qualunque volontà celebrativa, oggi, nei suoi riguardi,
un modo di fare archeologia che cercava di unificare il
dato architettonico con quello storico-religioso, quello
territoriale con quello della cultura materiale ecc., senza
tralasciare quegli aspetti più propriamente idro-geo-
morfologici che in un’area come il Sistan hanno sempre
contato moltissimo. Con il suo lavoro egli ha sicuramente
posto le basi per un’analisi e un’interpretazione
decisamente moderna dei resti archeologici che all’epoca
risultavano certamente poco frequentate.
Il Sistan, tra storia e archeologia
Le attività di ricerca archeologica nel Sistan (estrema
regione orientale della Repubblica Islamica dell’Iran al
confine con l’Afghanistan) ebbero inizio nell’autunno
del 1959, in seguito a un accordo stipulato con l’allora
Servizio delle Antichità dell’Iran
. In quella occasione,
infatti, parallelamente alle attività di scavo in altri paesi
come l’Afghanistan e il Pakistan, già in corso da
qualche anno, Giuseppe Tucci, all’epoca presidente
dell’IsMEO, condusse una ricognizione nel Sistan
iraniano, identificando una serie di siti di particolare
interesse archeologico sui quali si sarebbe concentrata
negli anni seguenti la ricerca archeologica italiana.
Le attività furono svolte con la collaborazione di
alcune altre Istituzioni della città di Torino, la cui
Università, nella persona di Giorgio Gullini, stava già
partecipando agli scavi di Udegram, nell’area dello
Swat, in Pakistan, e in seguito della città di Napoli con
l’Istituto Universitario Orientale (d’ora in poi IUO)
nella persona di Umberto Scerrato (Fig. 1). È inutile
sottolineare come a quell’epoca l’Iran, e in particolare
la sua parte orientale, il Sistan, fosse molto diverso da
quello di oggi. Terra quasi sconosciuta ai più, anche
agli stessi iraniani, il Sistan di allora era pressoché
The work of Umberto Scerrato in Iranian Sistan, in
the 60s of last century has shown, beyond any desire
to celebrate him now, one way to do and to live
archaeology, which sought to try to combine the
architectural with the historical-religious data, the
landscape with the material culture, etc., without
neglecting those aspects more specifically hydro-geo-
morphological in an area such as Sistan which have
always played a lot. He, with his work, certainly laid
the groundwork for an analysis and interpretation of
archaeological remains definitely modern, which at
that time were certainly less busy.
Sistan, between history and archaeology
The archaeological research in Sistan (far eastern region
of the Islamic Republic of Iran to the border with
Afghanistan) began in the fall of 1959, following an
agreement with at that time the
Antiquities Service of
Iran
. On that occasion, in fact, parallel to the excavation
activities in other countries like Afghanistan and
Pakistan, already under way since some years, Giuseppe
Tucci, at the time, President of IsMEO, conducted a
survey in the Persian Sistan, identifying a number of
sites of special archaeological interest on which the
Italian archaeological research would be concentrated
in the following years.
The activities were carried out with the collaboration
of other institutions: the University of Turin which, in
the person of Giorgio Gullini, was already participating
in the excavations of Udegram, in Swat, Pakistan, and
later the Istituto Universitario Orientale of Naples
(hereinafter IUO) in the person of Umberto Scerrato
(Fig. 1). It is no need to stress at this time as Iran, and
especially its eastern part, Sistan, was very different
from today. Land almost unknown to most of the
people, even to the Persians, Sistan then was virtually
uninhabited, and had a lower level of development than
Museo Orientale ‘Umberto Scerrato’
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