Museo Orientale ‘Umberto Scerrato’
region until the establishment of the Muslim power
towards the end of the 10th century. The Brahmanization
of the area, achieved in Gandhāra as early as the 6th
century and already started in easternAfghanistan under
the previous dynasty of the Tūrkī Ṣāhīs, who were
originally pro-Buddhists, thus proceeded quickly, and no
trace of Buddhism remained. The images from the Tūrkī
Ṣāhī period, in white marble (a material alien to local
traditions), were replaced by a production obtained from
the local marble and the traditional schist. Fragment
MO201 is part of a large stele portrayingViṣṇu and, more
specifically, it features Gadādevī, the personification of
the offence weapon – a heavy mace – that the God holds
in his lower right hand (her left pendant is Cakrapuruṣa,
the personification of
cakra
, the sharp disc to throw at
enemies that the God holds with his lower left hand).
Images of the 9th century are attested in which the
personifications of these attributes, the
āyudhapuruṣas
,
pay homage to the God by shaking the flabellum, as is the
case of the
devī
in this fragment.
MO200 and MO201 are a stele fragment and a frame
fragment, respectively. They are made of black schist and
datable to the 10th century, a time of massive
reorganizing effort by the Oḍ Ṣāhīs, attested by the
building of new temples or the restructuring of older
shrines in the Salt Range on the left bank of the Indus, in
Pakistan. Another stone temple, also datable to the 10th
century, whose lost fragments are documented only by a
few drawings, arose at Chiga Sarai in Kunar, currently a
province of Afghanistan on the Pakistan border.
Despite the intensity of the Islamic military offensive,
the Ṣāhīs remained in possession of the region for a
long time. In 869-70, Ya‘qūb b. Layṯ deconsecrated the
great Kabul temple where the Ṣāhī kings were crowned,
sending the statues of the Brahmanical gods as trophies
to Baghdad, but after a few years the Ṣāhīs took back
the city and kept ruling the region, although paying a
regione fino all’installarsi del potere musulmano verso
la fine del X secolo. La brahmanizzazione del territorio,
compiuta nel Gandhāra già nel VI secolo e già avviata
nell’Afghanistan orientale con la precedente dinastia dei
Turki Ṣāhī, originalmente filo-buddhisti, procedette con
speditezza, e del Buddhismo non rimase traccia. Alle
immagini di epoca Turki Ṣāhī, di marmo bianco
(materiale estraneo alla tradizione locale), si sostituì una
produzione ottenuta dal più tradizionale schisto e dal
marmo locale. Il frammento MO201 appartiene a una
grande stele raffigurante Viṣṇu. Si tratta di Gadādevī,
personificazione dell’arma di offesa – una pesante
mazza – che il dio regge con la mano inferiore destra
(suo pendant a sinistra è Cakrapuruṣa, personificazione
del
cakra
, il tagliente disco da lanciare contro gli
avversari che il dio regge nella mano inferiore sinistra).
Sono attestate immagini del IX secolo in cui le
personificazioni degli attributi, gli
āyudhapuruṣa
,
rendono omaggio al dio agitando il flabello, come è
appunto il caso della
devī
in questo frammento.
MO200 e MO201 sono, rispettivamente, un
frammento di stele e un frammento di cornice. Sono di
schisto nero e sono databili al X secolo, quando si
assiste a un massiccio sforzo riorganizzativo degli Oḍ
Ṣāhī, testimoniato dalla costruzione di nuovi templi o
dal restauro di edifici più antichi nel Salt Range sulla
riva sinistra dell’Indo, in Pakistan. Un tempio in pietra
databile anch’esso al X secolo, i cui dispersi
frammenti sono documentati solo da alcuni disegni,
sorgeva anche a Chiga Sarai nel Kunar, provincia
dell’attuale Afghanistan sul confine pakistano.
Nonostante l’intensità dell’offensiva militare islamica,
gli Ṣāhī riuscirono a tener testa ai Musulmani per lungo
tempo. Nell’869-70 Ya‘qūb b. Layṯ sconsacrò il grande
tempio di Kabul, inviando come trofei a Baghdad le
statue degli dèi brahmanici, ma dopo pochi anni gli Ṣāhī
ripresero la città e continuarono a governare la regione,
100