R
OBERTA
G
IUNTA
Stele funerarie islamiche / Islamic funerary steles
The elements of the formulary
All the epitaphs begin with the
basmala
– the
introductory formula stating that everything is made
possible ‘In the Name of God, Compassionate and
Merciful’ (
bismi-llāh al-raḥman al-raḥīm
)
21
– and ends
with the date of the death or with a short invocation to
God. The other elements of the formulary do not
occupy a specific position and can be even repeated.
The Koranic verses.
With the exception of items
MO178, MO181 and MO183, the steles feature at
least one Koranic verse, or other expressions inspired
by the Koran.
22
The epitaphs on steles MO179 and
MO180 contain excerpts of three different sure (Kor.:
25:58, 25:2, 23:91-92 and Kor. 2:119,
23
33:46 and
22:7, respectively). All the verses are frequently
employed in Islamic funerary epigraphy and insist on
God’s absolute uniqueness – eternal, sublime, wise,
powerful, the only knower of visible and occult things –,
the importance of the prophetic mission and the
resurrection of the dead.
Prayers for blessing
(
taṣliyya
). Prayers beseeching
a blessing from God are introduced by the formula
allahumma ṣallà ‘alà
and constitute invocations of
blessing upon the Prophet (MO177, MO182) and the
members of his family (
ahl bayti-hi
), magnanimous
and distinguished (
al-ṭayyibīn al-aḫyār
; MO177 and
MO183), as well as upon all prophets and messengers
(
jamī‘ al-nabiyyīn wa al-mursalīn
; MO180).
24
Introduction of the name of the dead
. The formula
most commonly used is
haḏā qabr
(‘this is the grave
of’),
25
an expression we find on items MO177, MO178
and MO181. In the remaining four cases, according to
a custom very common in the Egyptian epitaphs dating
to the 8th-9th century, the name is introduced by a
profession of faith (
šahāda
).
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The formula is generally
divided into two parts: the first one, which is shorter,
precedes the name and contains the verb in the third
Gli elementi del formulario
Tutti gli epitaffi hanno inizio con la
basmala
– la
formula introduttiva in cui si precisa che ogni cosa è
resa possibile ‘nel nome di Dio, Clemente e
Misericordioso’ (
bismi-llāh al-raḥman al-raḥīm
)
21
– e
terminano con la data del decesso o con una breve
invocazione a Dio. Gli altri elementi del formulario
non occupano una posizione precisa e possono
ricorrere anche più di una volta.
I versetti coranici.
Fatta eccezione per gli esemplari
MO178, MO181 e MO183 le stele presentano almeno
un versetto coranico, o anche espressioni di ispirazione
coranica.
22
Gli epitaffi delle stele MO179 e MO180
contengono parti di tre diverse sure (rispettivamente:
Cor. XXV,58, XXV,2, XXIII,91-92 e Cor. II,119,
23
XXXIII,46 e XXII,7). Tutti i versetti risultano
particolarmente frequenti nell’epigrafia funeraria
islamica e insistono sull’unicità assoluta di Dio – eterno,
sublime, saggio, potente, unico conoscitore del palese e
dell’occulto –, l’importanza della missione profetica e
la resurrezione dei morti.
Richieste di benedizione
(
taṣliyya
). Le richieste che
implorano a Dio una benedizione sono introdotte
dall’espressione
allahumma ṣallà ‘alà
e sono a
beneficio del Profeta (MO177, MO182) e dei membri
della sua famiglia (
ahl bayti-hi
), magnanimi e distinti
(
al-ṭayyibīn al-aḫyār
; MO177 e MO183), come pure
di tutti i profeti e i messaggeri (
jamī‘ al-nabiyyīn wa
al-mursalīn
; MO180).
24
Introduzione al nome del defunto
. La formula più
diffusa è
haḏā qabr
(‘questa è la tomba di’),
25
espressione
che ritroviamo sugli esemplari MO177, MO178 e
MO181. Negli altri quattro casi, secondo un’abitudine
molto frequente negli epitaffi d’Egitto dell’VIII-IX
secolo, il nome è introdotto da una testimonianza di fede
(
šahāda
).
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La formula si divide generalmente in due
parti: una prima parte – più breve – precede il nome e
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