R
OBERTA
G
IUNTA
Stele funerarie islamiche / Islamic funerary steles
Requests for forgiveness, prayers and laudatory
formulae
. Along with short pleas for mercy, contentment
and divine forgiveness (MO179 and MO182, last line:
raḍiya Allāh ‘an-hu
, ‘may God be pleased with him!’;
MO181, penultimate line:
raḥmat Allāh wa maġfiratu-
hu ‘alay-ha
, ‘may God’s mercy and forgiveness be with
her!’) there can be prayers and formulae, many of which
of a particularly widespread use. We mention here,
among others, the highly common formula defined by
Massignon (1963: 305)
la seule commémoration
publique du deuil du Prophète
: ‘certainly the greatest
calamity (for Muslims) was that which befell on the
prophet Muḥammad (that is, his death)’, which is
attested on Egyptian steles since the end of the 8th
century, and witnessed here only on itemMO178. Many
formulae are presented in sequence in the epitaph of
stele MO180, which expresses a plea for forgiveness of
sins, faith in the rewards and punishments after death,
as well as fear for the darkness surrounding the tomb.
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Date
. Together with the name, the date is the only
other important detail concerning the dead, about
whom, in fact, additional biographical information –
such as the date of birth, the circumstances that caused
the death or the age when the latter occurred – is
almost never provided.
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The date of the death is
always introduced by the verb
tuwuffiya
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and it
generally comprises the name of the day, the month,
and the year that, as usual, is written in letters. One of
the main peculiarities of the Egyptian funerary steles
lies in the way they report the day of the death, which
in many cases, in fact, is obtained by calculating the
days or nights to end of the month or those that have
elapsed since the beginning of the month, with a good
variety of documented formulae. Representative
examples are those found on item MO177:
li-ṯalāṯ
baqīn min jumādà al-uḫrà
, ‘three (days) to (the end
of)
jumādà al-uḫrà
’; on stele MO180:
li-tis‘ layāl
Richieste di perdono, preghiere e formule elogiative
.
Accanto a brevi richieste di misericordia, soddisfazione
e perdono divino (MO179 e MO182, ultimo rigo:
raḍiya
Allāh ‘an-hu
, ‘che Dio sia soddisfatto di lui!’; MO181,
penultimo rigo:
raḥmat Allāh wa maġfiratu-hu ‘alay-ha
,
‘che la misericordia di Dio e il Suo perdono siano su di
lei!’) possono figurare preghiere e formule, molte delle
quali di uso molto diffuso. Ricordiamo in particolare la
frequente massima, definita da Massignon (1963: 305)
la seule commémoration publique du deuil du Prophète
:
‘certamente la più grande calamità (per i musulmani) è
stata quella che ha colpito il profeta Muḥammad (ovvero
la sua scomparsa)’, che risulta attestata sulle stele
egiziane sin dalla fine dell’VIII secolo, qui ricordata solo
sull’esemplare MO178. Numerose formule sono
presentate in sequenza nell’epitaffio della stele MO180
in cui si implora il perdono delle colpe, si dimostra la
fiducia nei premi e nei castighi dopo la morte, nonché la
paura dell’oscurità che avvolge la tomba.
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Data
. Insieme con il nome la data rappresenta l’unico
altro importante dettaglio relativo al defunto di cui,
infatti, non sono quasi mai fornite ulteriori indicazioni
biografiche, come la data della nascita, le circostanze
che hanno causato la morte o l’età in cui è essa è
sopravvenuta.
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La data del decesso è sempre introdotta
dal verbo
tuwuffiya
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e si compone generalmente del
nome del giorno, del mese e dell’anno che, come di
consuetudine, è sempre riportato in lettere. Una delle
principali peculiarità delle stele funerarie d’Egitto risiede
nel modo di presentazione del giorno della morte il quale
infatti, in molti casi, si ricava dal calcolo dei giorni o
delle notti mancanti alla fine del mese oppure di quelli
trascorsi dall’inizio del mese, con formule di cui è
attestata una discreta varietà. Esempi rappresentativi si
ritrovano sull’esemplare MO177:
li-ṯalāṯ baqīn min
jumādà al-uḫrà
, ‘tre (giorni) mancanti a(lla fine di)
jumādà al-uḫrà
’; sulla stele MO180:
li-tis‘ layāl baqīt
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