(odierna Warka), nell’Iraq meridionale, e a Susa
(odierna Šūš), nell’Iran sud-occidentale. Realizzati in
pietra e decorati a intaglio con disegni naturalistici o
geometrici, i sigilli cilindrici venivano rollati sull’argilla
fresca: potendo riprodurre un fregio pressoché
ininterrotto, consentivano di sigillare superfici maggiori
rispetto ai più antichi sigilli a stampo. L’innovazione
del sigillo cilindrico rappresentò un vero e proprio salto
tecnologico rispondente alle esigenze di una più
complessa articolazione socio-economica che era il
portato di quel processo culturale efficacemente definito
da Gordon Childe (1959) ‘rivoluzione urbana’, della
quale la città di Uruk rappresenta la prima e più antica
espressione (Liverani 2006). L’adozione del sigillo
cilindrico a Uruk fu di poco precedente alla messa a
punto della scrittura cuneiforme, il più antico sistema
grafico noto a tutt’oggi, le cui prime testimonianze si
datano all’incirca al 3200-3100 a.C. Ritrovati nell’area
sacra dell’Eanna, il grande complesso templare di Uruk,
i più antichi testi scritti sono a carattere amministrativo
e furono prodotti da – e all’interno di – una burocrazia
sofisticata e fortemente sviluppata nel contesto di quello
che fu il primo e più complesso esempio di stato proto-
urbano del Vicino Oriente antico. Come in precedenza
i sigilli, ma più compiutamente ed efficacemente, i testi
scritti sono espressione del modo in cui l’autorità
centrale controllava un’economia ora fortemente
diversificata e di tipo redistributivo.
L’adozione della scrittura nell’antica Mesopotamia
non sostituì l’uso dei sigilli che, anzi, si diffusero in
tutto il Vicino Oriente antico parallelamente all’uso
del cuneiforme, grazie alla spinta propulsiva della
cultura Uruk che si irradiò in breve tempo dalla
Mesopotamia meridionale al mondo circostante.
In società divenute ormai letterate e in sempre più stretta
interazione reciproca, i sigilli divennero complemento dei
testi scritti
1
e furono usati per oltre tre millenni come
able to impress larger surfaces than the earlier stamp
seals. The cylinder seal was a true technological
breakthrough, meeting the demands of the more
complex socio-economic organization that arose from
the cultural process aptly characterized by Gordon
Childe (1959) as the ‘urban revolution’, of which the
city of Uruk is the earliest manifestation (Liverani
2006). The adoption of the cylinder seal at Uruk was
only slightly earlier than the development of cuneiform
writing, the most ancient graphic system known to date,
whose earliest testimonies are dated roughly to 3200-
3100 BC. These early writings were found in the sacred
area of the Eanna, the great temple complex at Uruk.
They are administrative texts produced by and within a
sophisticated bureaucracy that gained strong prominence
in the context of what was the earliest and most complex
of the proto-urban states of the ancient Near East. Like
seals before them, but in a more complete and effective
way, written texts were a means by which the central
authority controlled and managed what was now a
highly diversified economy, redistributive in character.
Written texts, however, did not replace seals in
ancient Mesopotamia. On the contrary, seals spread
all over the Ancient Near East along with the
cuneiform script, under the propulsive drive of the
Uruk culture, which soon radiated out from southern
Mesopotamia to the surrounding areas. In the societies
of these areas, which by this time had become literate
and were interacting increasingly closely, seals
became the complement of written texts.
1
They were
used for over three thousand years as an administrative
instrument and a means to confirm the juridical
validity of documents used in legal practice. The close
relationship between seals and writing is also borne
out by the widespread practice of incising them with
inscriptions alongside the figures, containing the name
and in some cases the role or office of the owner of
Museo Orientale ‘Umberto Scerrato’
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