Lucia Caterina
Porcellana cinese - Chinese porcelain
its various phases, from the gathering of raw materials
to the modelling and turning of the pieces, the drying
process, the glazing, the firing in both the large egg
kilns characterising the area and the small muffle kilns
for the low temperature firing of the enamels.
In China, the blue and white porcelain has a long
tradition that dates back to the Tang dynasty, during
the 8th century, when the use of cobalt blue in the
decoration of the
sancai
(three colours) ware is first
documented. Fragments in underglaze cobalt blue
were excavated in 1957 in Gongxian and in 1975 in
Yangzhou, while recently three complete dishes
datable to the first half of the 9th century have been
recovered from the shipwreck of an Arab ship in the
Indonesian waters (Flecker 2000: 119-217; 2001: 335-
54; Kerr 2002-3: 13-15, figs. 1-3; Krahl 2011: 209-11,
figs. 59, 65, 159).
In Jingdezhen, the blue and white porcelain is produced
during the Mongolian period, in the first decades of the
14th century, mainly for the Islamic market. Tableware
including large dishes, bottles, jugs, plates and bowls in
various sizes is used by Turkish sultans, as witness, still
today, the extraordinary collection of the Topkaki
Museum in Istanbul (Krahl 1986).
The great value assigned in the West to the Chinese
porcelain is also documented by its use as luxury
decorative art, both for the decoration of the vaults of
mausoleums and palaces – as, for example, the Ardebil
Mausoleum in Iran (Pope 1956) and the Santos Palace
in Lisbon (Lion-Goldschmidt 1984-85: 79-93) – and of
the many famous Chinese rooms created in Europe to
display and parade the porcelain collections imported
from the East, so highly appreciated by Westerners.
Later, other European countries and people, in
particular the Dutch and the English, take the place of
the Portuguese in the lucrative trades with the East.
The founding, in the 17th century, of the East India
dettagliatamente il processo della manifattura della
porcellana nelle sue varie fasi, dalla raccolta delle
materie prime alla modellatura e tornitura dei pezzi,
all’essiccamento, all’invetriatura, alla cottura sia nei
grandi forni a uovo, caratteristici della zona, sia in
piccoli forni a muffola per la cottura a basse temperature
degli smalti.
In Cina la porcellana bianca e blu ha una lunga storia
che risale alla dinastia Tang, all’VIII secolo, quando è
documentato l’uso del blu cobalto nel decoro del
vasellame
sancai
(tre colori). Frammenti in blu cobalto
sotto coperta sono stati scavati nel 1957 a Gongxian e
nel 1975 a Yangzhou, mentre recentemente sono stati
recuperati tre piatti integri dal naufragio di una nave
araba nelle acque indonesiane, databili alla prima metà
del IX secolo (Flecker 2000: 119-217; 2001: 335-54;
Kerr 2002-3: 13-15, figg. 1-3; Krahl 2011: 209-11, figg.
59, 65, 159).
A Jingdezhen la porcellana bianca e blu è realizzata
durante il periodo mongolo, nelle prime decadi del
XIV secolo, principalmente per il mercato islamico.
Vasellame da tavola costituito da grandi piatti da
portata, bottiglie, brocche, piatti e coppe di varie
dimensioni è utilizzato dai sultani turchi e, ancora oggi,
ne resta importante testimonianza nella straordinaria
raccolta del museo Topkapi di Istanbul (Krahl 1986).
Il grande valore attribuito in Occidente alla
porcellana cinese è documentato anche dalla sua
utilizzazione come prezioso oggetto d’arredo, sia nel
decoro delle volte di mausolei e palazzi, quali ad
esempio il Mausoleo di Ardebil in Iran (Pope 1956) e
il Palazzo Santos a Lisbona (Lion-Goldschmidt 1984-
85: 79-93), sia nei famosi e numerosi gabinetti cinesi
creati in Europa per esporre e valorizzare le collezioni
delle porcellane che giungevano dall’Oriente, tanto
apprezzate dagli occidentali.
Ai portoghesi subentrano nei lucrosi traffici
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