G
IOVANNA
V
ENTRONE
V
ASSALLO
Ceramica islamica / Islamic Pottery
though coming mainly from Iranian territories, was
representative of a wide range of exemplars, almost
exclusively of the glazed type, belonging to the Persian
productions dating between the 10th and the 14th
century, in numbers that were proportionate to the
richness and circulation of each production. The only
exception is represented by the unglazed vessels, the so-
called common pottery which, despite its being
ubiquitous, is here testified by very few pieces since it
was barely present, at that time, on the antiquities
market.
Particularly worth mentioning are some valuable
examples that, though they were discovered in Iran,
can be ascribed to the Mesopotamian production;
such attribution, however, needs to be further
verified by means of more thorough analyses of the
materials.
The exhibited wares cover a period spanning from
the 9th-10th century – marked by the magnificence
of the Abbasid caliphate and the expansion of the
Iranian Samanid dynasty over the eastern regions –
to the 11th and 14th century, with the supremacy of
the Seljukids, the Mongol conquest and the rise of the
Timurids.
Though offering only a partial survey of a very
wide pottery production, the imperative choice of
materials coming from the eastern Iranian territories
still allows to better understand some aspects of the
general Islamic decorative repertoire, for which pre-
Islamic Persia was a source of inspiration. Moreover,
it is right in the eastern provinces of the Abbasid
caliphate that innovative techniques such as the slip-
painted, or the fritware were firstly used, not to
mention the precious
mina’i
or
lajvardina
, which
were introduced only at the end of the 13th century
(Lane 1947: 41-43).
mercato antiquario del tempo permise l’acquisizione di
materiali ceramici provenienti soprattutto dai territori
iranici ma in grado di fornire un’ampia gamma di
esemplari quasi esclusivamente con rivestimenti
vetrosi, appartenenti alle produzioni persiane databili
tra il X e il XIV secolo, che rispettavano, nel numero,
la proporzione di ricchezza e diffusione di ciascuna
produzione. La sola eccezione è rappresentata dal
materiale privo di rivestimento, la cosiddetta ceramica
comune che, malgrado la sua enorme diffusione, è qui
testimoniata da pochissimi pezzi perché assente o quasi,
a quel tempo, sul mercato antiquario.
Una segnalazione particolare necessitano alcuni
pregevoli esempi che, sia pur recuperati in Iran, si
possono ascrivere alla produzione mesopotamica,
tenendo comunque conto che la loro attribuzione
dovrebbe essere verificata da analisi più approfondite
sui materiali.
L’arco di tempo nel quale rientrano i materiali esposti
va dal IX-X secolo, con la grandezza del califfato
abbaside e l’affermazione della dinastia iranica dei
Samanidi nelle regioni orientali, ai secoli XI e XIV, con
il dominio dei Selgiuchidi, la conquista dei Mongoli e
il sopraggiungere dei Timuridi.
La scelta obbligata di materiali provenienti dai
territori iranici orientali sebbene offra un panorama
parziale della vasta produzione ceramica permette
comunque di comprendere meglio alcuni aspetti del
repertorio decorativo islamico in generale, che nella
Persia preislamica hanno trovato fonte di ispirazione.
A ciò si aggiunga che proprio nelle province orientali
del califfato abbaside sono state utilizzate tecniche
innovative come la pittura su ingobbio, o la pasta
artificiale, per non parlare dei preziosi
mina’i
o
lajvardina
che vedranno la luce solo a partire dalla
fine del XIII secolo (Lane 1947: 41-43).
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