Museo Orientale ‘Umberto Scerrato’
Companies and the possibility for the Europeans to
reside in the Canton harbour, in the 18th century, made
trades even more profitable.
The Chinese porcelain conquers the European market,
with a high number of orders both for particular shapes
fitting in the Western residences and for decorative
motifs often derived from prints or drawings sent to the
East and commissioned by the various East India
Companies. The Chinese workers skillfully produce a
considerable variety of objects, from tableware to
objects of decorative art. The motifs almost always
reflect Chinese taste and derive from floral, geometric,
Taoist and Buddhist repertoires whose symbolism,
though alien to Western buyers, exerts a clearly exotic
fascination, highly valued and sought after by the clients.
In addition to the blue and white items, imports also
include monochrome artefacts from the kilns active in the
southern provinces of China (the latter being more easily
accessible for the foreign buyers), such as those with
green glazes called
céladon
(see below), made in
Longquan, Zhejiang; the red stoneware of Yixing,
Jiangsu, renowned mainly for the tea-pots; or the
blanc
de Chine
porcelain of Dehua, Fujian, famous for its
extensive repertoire of statuettes highly popular in Europe.
In the 18th century, enamelled porcelain begins to
be preferred over the blue and white since its shades of
colour adapt even better to the baroque and rococo
atmospheres of the European residences.
The small group of Chinese porcelains preserved at
Museo Orientale comprises two different lots: about
seventy fragments and ten items originating from a
recent donation. They are, in both cases, of the blue
and white type.
The seventy fragments come from a superficial gathe-
ring that took place in the 1970s at Hormuz in the
Persian Gulf, later donated to the then Istituto
Universitario Orientale of Naples by Professor Valeria
commerciali con l’Oriente altri paesi europei, in
particolare gli olandesi e gli inglesi. La creazione nel
Seicento di Compagnie delle Indie Orientali, la
possibilità per gli europei di poter risiedere nel porto
di Canton nel Settecento, rendono i traffici mercantili
ancora più vantaggiosi.
La porcellana cinese conquista i mercati europei e
molte sono le ordinazioni sia di forme particolari utili
nelle dimore occidentali sia di decori ricavati spesso da
stampe o da disegni inviati in Oriente e commissionati
dalle varie Compagnie delle Indie Orientali. Le
maestranze cinesi producono, con grande abilità di
tutto, dal vasellame da tavola agli oggetti d’arredo. I
decori sono quasi sempre di gusto cinese e attingono ai
repertori floreali, geometrici, taoisti e buddhisti la cui
simbologia, pur se estranea agli acquirenti occidentali,
conserva un evidente fascino esotico, apprezzato e
ricercato dalla committenza.
Oltre al bianco e blu s’importano anche prodotti
monocromi provenienti da fornaci attive nelle
province meridionali della Cina, più facilmente
accessibili per gli acquirenti stranieri, tra cui quelli con
invetriature verdi definiti
céladon
(vedi oltre),
realizzati a Longquan nel Zhejiang, i grès rossi di
Yixing nel Jiangsu, rinomati soprattutto per le teiere o
la porcellana
blanc de Chine
di Dehua nel Fujian,
famosa per un vasto repertorio di statuine che
riscuotono in Europa un enorme successo.
Nel Settecento alla porcellana bianca e blu si
comincerà a preferire quella policroma le cui cromie
si adattano ancor meglio agli ambienti barocchi e
rococò delle residenze europee.
Il piccolo nucleo di porcellana cinese del Museo
Orientale è rappresentato da due diversi gruppi: una
settantina di frammenti e dieci pezzi provenienti da
una recente donazione. Si tratta, in entrambi i casi, di
porcellana cinese bianca e blu.
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