interamente distrutti alla fine del XX secolo quando l’edificio fu
colpito da un missile.
10
A tale riguardo si vedano A. Lézine, Trois stupa de la région
de Caboul,
Artibus Asiae
27/1-2, 1964, tavv. 7-8 e Melikian-
Chirvani 1975
b
.
11
Melikian-Chirvani (1982: 34, 39) sottolinea il confronto esistente
tra l’arco lobato di questo brucia-incenso e quello del
miḥrāb
del mausoleo di ‘Arab-Ātā (977) a Tim, in attuale Tajikistan. Si
ritiene che molti dei brucia-incenso a base poligonale derivino da
modelli architettonici (Baer 1983: 47-50).
12
Nei territori iranici orientali i brucia-incenso ornitomorfi sono
generalmente di dimensioni minori rispetto a quelli zoomorfi
(Baer 1983: 57-60, figg. 41, 42). Per questi brucia-incenso si
vedano anche i due esemplari della Collezione al-Sabah in
Kuwait (inv. nn. LNS 1218M e LNS 1219M;
Arte della civiltà
2010: 273-74, nn. 247, 248).
13
Tra i brucia-incenso firmati ricordiamo il famoso esemplare
opera di Muḥammad b. Khutlukh fabbricato a Damasco nella
prima metà del XIII secolo (Allan 1986: n. 1). Questo esemplare,
con corpo cilindrico su tre piedini in forma di zampe di leone e
lungo manico ugualmente cilindrico terminante con la protome
di un drago, è in lega quaternaria fusa, con decorazione incisa e
ageminata in argento e rame.
14
Si veda Baer 1983: 47-48, fig. 33.
15
Segnaliamo che la forma esagonale di questo brucia-incenso
con i suoi sei pinnacoli si ritrova in alcuni bracieri in bronzo di
produzione indiana (forse Deccan) degli inizi del XVI secolo
(
Arte della civiltà
2010: 141, n. 107), modello derivato molto
probabilmente dai brucia-incenso e dai bracieri del Khurasan
di epoca precedente, come attesta anche il piccolo braciere
rettangolare con quattro elementi a pigna applicati nei quattro
angoli attribuito al X-XI secolo (Ward 1993: 61, n. 44).
16
L’
incipit
dei testi benaugurali in scrittura corsiva è invece quasi
sempre costituito dal binomio
al-‘izz wa al-iqbāl
(‘Gloria e successo’).
17
Si vedano anche alcuni fac-simili di piccole bottiglie in Allan
1986: 121, fig. 54.
18
Un discreto numero di questi esemplari proviene dagli scavi di
Nishapur (Allan 1982: 74-75, nn. 79-82) e portano la definizione di
mortai per cosmesi
. Per una lista di crogiuoli per indaco rinvenuti
in alcuni scavi in area iranica si veda ugualmente Allan (1982: 37).
19
Si veda, a titolo d’esempio, Fehérvári 1976: nn. 18, 19, tav 6.
Ricordiamo inoltre che questi oggetti sono talvolta definiti anche
‘scodelle alimentari per bambini’ (Allan 1982: 37).
10
See A. Lézine, Trois stupa de la région de Caboul,
Artibus Asiae
27/1-2, 1964, pl. 7-8 and Melikian-Chirvani 1975
b
.
11
Melikian-Chirvani (1982: 34, 39) highlights how the lobed arch
of this incense-burner can be compared to that of the
miḥrāb
of
‘Arab-Ātā’s mausoleum in Tim, current Tajikistan. It is thought
that many incense-burners with polygonal base derive their shape
from architectural models (Baer 1983: 47-50).
12
In the Eastern Iranian territories, the ornithomorphic incense-
burners are generally in smaller sizes than the zoomorphic ones
(Baer 1983: 57-60, figs. 41, 42). On these incense-burners see
also the two examples of the Sabah Collection in Kuwait (inv.
nos. LNS 1218M and LNS 1219M;
Arte della civiltà
2010: 273-
74, nos. 247, 248).
13
Among the signed incense-burners there is the famous example
by Muḥammad b. Khutlukh, made in Damascus in the first half of
the 12th century (Allan 1986: no. 1). This item, with a cylindrical
body on three small feet in the shape of lion paws and a long,
equally cylindrical handle ending with the protome of a dragon,
is in cast quaternary alloy, with an incised and inlaid decoration.
14
See Baer 1983: 47-48, fig. 33.
15
I would like to point out that the exagonal shape of this incense-
burner with its six pinnacles can be found in some bronze braziers
of Indian manufacture (perhaps Deccan) of the early 16th century
(
Arte della civiltà
2010: 141, no. 107), a model most probably
derived from the incense-burners and braziers of Khurasan of a
previous epoch, as it is documented by a small rectangular brazier,
with four pine cone-shaped elements applied to the four corners,
attributed to the 10th-11th century (Ward 1993: 61, no. 44).
16
The
incipit
of the well-wishing texts in cursive script is, instead,
almost always constituted by the pair
al-‘izz wa al-iqbāl
(‘Glory
and success’).
17
See also some facsimiles of small bottles inAllan 1986: 121, fig. 54.
18
A fair number of these examples comes from the Nishapur
excavations (Allan 1982: 74-75, nos. 79-82) and are defined as
cosmetic mortars
. For a list of indigo crucibles found during
some excavations in the Iranian area see again Allan (1982: 37).
19
See, by way of example, Fehérvári 1976: nos. 18, 19, pl. 6.
These objects are sometimes also defined as ‘baby feeders’ (Allan
1982: 37).
20
The size of the handle is approximately the same as those of
the bowl.
21
This name is due to the discovery of a good number of luster-
painted ceramic bowls found in an excellent state of preservation
Museo Orientale ‘Umberto Scerrato’
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