pietre a secco e associate a monoliti rozzi e tombe a
        
        
          pozzo, un edificio monumentale e tracce di altre
        
        
          abitazioni associate a frumento, orzo, leguminose,
        
        
          lino, bovini, caprini e cani.
        
        
          Al periodo Aksumita sono stati datati i resti di un
        
        
          palazzo d’élite in uso dalla fase iniziale a quella tarda,
        
        
          una necropoli con tombe a camera associate a stele
        
        
          monumentali, tra cui una stele doppia mai documentata
        
        
          prima, risalente alla fase iniziale di Aksum, due
        
        
          abitazioni rurali della fase media. I resti vegetali dai
        
        
          contesti di questo periodo includono frumento, orzo,
        
        
          tef (una graminacea indigena), lenticchie e uva. I resti
        
        
          animali comprendono bovini e capro-ovini.
        
        
          Le evidenze postaksumite comprendono le tracce di
        
        
          alcuni casolari associati a resti di frumento, orzo, tef,
        
        
          miglio, bovini e capro-ovini.
        
        
          Le ceramiche e vetri importati hanno permesso di
        
        
          identificare contatti con il Sudan centrale e Nubia tra il
        
        
          IV secolo a.C. e l’VIII secolo d.C., le regioni
        
        
          mediterranee tra il I secolo a.C. ed il VII secolo d.C., e
        
        
          il Vicino Oriente islamico dal VII secolo d.C.
        
        
          Dopo un’interruzione di un anno nel 2004 l’UNO ha
        
        
          continuato le ricerche ad Aksum con la Missione
        
        
          Archeologica in Etiopia (Aksum) da me diretta. Tra il
        
        
          2005 ed il 2008 furono completate le ricerche nell’area
        
        
          della collina di Bieta Giyorgis. Nel 2009 venne condotta
        
        
          una prospezione del sito preaksumita di Yeha ad est di
        
        
          Aksum (Fattovich 2010
        
        
          
            a
          
        
        
          ) e dal 2010 sono in corso
        
        
          scavi e ricognizioni sul sito preaksumita di Seglamen
        
        
          ad ovest di Aksum (Fattovich
        
        
          
            et al.
          
        
        
          2011).
        
        
          Nel 2005 e 2006 la Missione ha anche collaborato al
        
        
          progetto di gestione del patrimonio culturale di Aksum
        
        
          della World Bank, Washington D.C., conducendo la
        
        
          ricognizione di tutta l’area archeologica della città, in base
        
        
          alla quale è stato possibile redigere l’inventario delle
        
        
          evidenze su una superficie di 100 kmq e produrre la prima
        
        
          carta archeologica del territorio (Fattovich
        
        
          
            et al.
          
        
        
          2006).
        
        
          houses associated with emmer wheat, barley, legumes,
        
        
          flax, cattle, sheep, dogs and goat.
        
        
          The Aksumite evidence consists of an élite palace,
        
        
          which was used during the whole Aksumite Period, a
        
        
          cemetery with shaft-tombs associated with monumental
        
        
          steles, including a ‘double stele’, Early Aksumite in
        
        
          time, and two MiddleAksumite rural houses, as well as
        
        
          emmer wheat, barley, tef (an indigenous crop) legumes,
        
        
          grape, cattle, sheep/goat.
        
        
          The Post-Aksumite evidence includes some rural
        
        
          huts associated with wheat, barley, tef, millet, cattle
        
        
          and sheep/goat.
        
        
          Imported ceramics and glass point to exchange with
        
        
          central Sudan and Nubia in 400 BC-800 AD,
        
        
          Mediterranean regions in 100 BC-700AD, and Islamic
        
        
          Near East since 700 AD.
        
        
          Beginning in 2005 BU was no more directly
        
        
          involved with the fieldwork at Aksum, and the UNO
        
        
          Archaeological Project in Tigray continued under my
        
        
          direction, completing the investigation of Bieta
        
        
          Giyorgis (2005-2008), surveying the pre-Aksumite
        
        
          site of Yeha (2009), ca. 50 km to the est of Aksum
        
        
          (Fattovich 2010
        
        
          
            a
          
        
        
          ), and surveying and excavating the
        
        
          pre-Aksumite site Seglamen (2010), ca. 15 km to the
        
        
          west of Aksum (Fattovich
        
        
          
            et al.
          
        
        
          2011).
        
        
          In 2005 and 2006 the UNO Expedition at Aksum
        
        
          collaborated with the Ethiopia Cultural Heritage Project
        
        
          - Aksum Branch of the World Bank, Washington D.C.,
        
        
          surveying the whole archaeological area of Aksum and
        
        
          recording all archaeological occurrences in this area
        
        
          over a surface of 100 sq km, and generated the first
        
        
          detailed archaeological map of the urban territory of the
        
        
          ancient capital city (Fattovich
        
        
          
            et al.
          
        
        
          2006).
        
        
          In 2005 and again in 2009 and 2010 UNO collaborated
        
        
          with UNESCO, Paris, in assessing the archaeological risk
        
        
          of the royal cemetery at Aksum, as part of the relocation
        
        
          programme of the so-called Obelisk of Rome, Italy gave
        
        
          Museo Orientale ‘Umberto Scerrato’
        
        
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