Le indagini a Mersa/Wadi Gawasis hanno inoltre
dimostrato che le navi venivano costruite usando una
tecnica mista con cuciture e incastro con mortase e
tenoni a volte rinforzate con graffe di rame. Il legno
usato comprendeva cedro, pino e quercia dal Libano e
acacia e sicomoro dalla valle. I prodotti importati da
Punt venivano caricati sulle navi in cassette di acacia.
Infine, la presenza di materiali importati ha fornito
preziose informazioni sulla probabile localizzazione
della terra di Punt. Questi materiali infatti comprendono
ceramiche sia dai bassopiani occidentali eritreo-sudanesi
e dalla costa eritrea sia dalle regioni costiere dello
Yemen fino ad Aden; ebano africano e ossidiana di
possibile origine yemenita.
Nel 2010 l’UNO ha ripreso le indagini nella regione
di Kassala (Sudan) sotto la direzione di Andrea Manzo.
Le indagini sul terreno sono state integrate da una
continua riflessione sul ruolo dell’archeologia inAfrica.
Inizialmente le ricerche sono state finalizzate alla
ricostruzione della storia delle popolazioni nelle regioni
indagate. Fin dagli anni Sessanta, infatti, il contributo
fondamentale dell’archeologia alla conoscenza del
passato dell’Africa è stato riconosciuto dagli storici
africanisti (Vansina, Mauny, Thomas 1964: 7-12, 65-
69; Salmon 1986). Negli anni Settanta-Ottanta, inoltre,
con il consolidamento della decolonizzazione e la
nascita di archeologie nazionali, la ricerca archeologica
era considerata essenziale per il programma di
nation
building
avviato dai governi dei singoli paesi (Sinclair
1984, 1986). In questo contesto, le indagini dell’UNO
vennero orientate principalmente alla ricostruzione
delle dinamiche di popolamento e delle trasformazioni
socio-economiche delle popolazioni delle aree
esaminate (Fattovich 1990; 1994
a
; 1999).
Asua volta, l’esperienza della grande siccità che colpì
tutto il Sahel ed il Corno d’Africa nel 1984-1985
stimolò una riflessione sul ruolo dell’archeologia nella
and Yemeni coastal regions as far as Aden, African
hebony, and obsidian, perhaps from Yemen, pointing
to a location of Punt in the coastal regions of the
southern Red Sea.
Eventually, in 2010 UNO resumed the fieldwork at
Kassala (Sudan) under the direction of Andrea Manzo.
Beginning in the 1970s UNO archaeological
fieldwork in Africa was integrated with a constant
speculation about the role of archaeology in the
continent.
Initially, the research was aimed at outlining the
history of the populations in the investigated regions.
Actually, since the 1960s most Africanist historians
recognized the crucial contribution of archaeology to
the knowledge of African history (Vansina, Mauny,
Thomas 1964: 7-12, 65-69; Salmon 1986). In the
1970s-1980s, moreover, archaeology was considered
crucial in the process of nation building of the single
African states, as a consequence of the consolidation
of decolonization process and the emerging of African
national archaeologies (Sinclair 1984; 1986). In this
context, UNO research was mainly aimed at
reconstructing the dynamics of peopling and social-
economic transformations of the single populations in
the investigated areas form prehistory to modern times
(Fattovich 1990; 1994
a
; 1999).
The 1984-1985 Great Famine in the Sahel and Horn
of Africa, in turn, stimulated more attention to the role
of archaeology in reconstructing the process of Man-
Environment interaction with a paleoecological
perspective, which was applied in the field during the
1990s (Dramis, Fattovich 1994; Fattovich 1994
b
;
Bard
et al.
2000).
In the 2000s the research was oriented to outlining
models of social, economic and cultural development
at regional and inter-regional scale (Fattovich 2010
b
;
2012; Bard, Fattovich 2010
a
).
Museo Orientale ‘Umberto Scerrato’
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1...,56,57,58,59,60,61,62,63,64,65 67,68,69,70,71,72,73,74,75,76,...326